GERARDO DE PAOLA - ZINO e MOLOK - Gesù, pane che nutre e dà pienezza di vita

Gesù pane di vita eterna
Gesù, pane che nutre e dà pienezza di vita.

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        Tutto il capitolo VI° di S. Giovanni sviluppa il tema del Pane della vita.
        Dal miracolo della moltiplicazione dei pani Giovanni prende lo spunto per un discorso teologico sulla persona di Gesù, e sull'Eucarestia, che lo rende presente fra noi, per aiutarci ad andare «oltre» il visibile, nella scoperta dell'amore di Dio per noi, che è un amore salvifico, che procura vita «in abbondanza».
        In tale prospettiva comprendiamo subito l'accostamento del racconto del le due moltiplicazioni dei pani, offertoci dalla liturgia odierna (dom. XVII p.a.): nella continuità del mistero della salvezza, scopriamo che i segni compiuti da Gesù sono già preannunciati da fatti e figure dell'antica alleanza, come nel caso odierno della moltiplicazione operata da Eliseo, che già invita a scoprire la realtà significata dal segno: la Parola di Dio che nutre.
        Il miracolo della moltiplicazione dei pani costituisce, in un certo qual modo, un momento culminante della rivelazione di Gesù e, di conseguenza, il momento della decisione della fede come, del resto, è stato per la gente che seguiva Gesù: scelta di fede con Lui (che intraprende ormai il cammino verso Gerusalemme...) o contro di Lui (non volendo andare «oltre»...), un scelta di vita o di morte, di condanna o di salvezza.
        Il gesto di Gesù è senza secondi fini: egli non fa il miracolo, come pretesto per fare accettare il suo messaggio, ma per raggiungere l'uomo, nella sua situazione concreta, ed aiutarlo a proiettarsi verso il futuro, in un impegno di realizzazione del Regno di Dio.
        Sfamare la gente fa parte del suo piano di salvezza. L'inautenticità sta invece nell'atteggiamento della gente, che tradisce il valore del gesto di Gesù, interpretandolo in senso unicamente temporale.
        In tal modo il pane non è più «Pane di Vita», perché non raggiunge tutto l'uomo, ma soltanto una sua dimensione. Ecco perché Gesù abbandona la folla, che si interessa al pane, ma non al Messia che dona il Pane.
        La folla vorrebbe fare di Cristo un Re, che dia sicurezza, e Lui vuole essere il servo, che si avvia alla croce, nel completo dono di sé agli altri.
        Quel pane moltiplicato sarà segno del suo Corpo, Pane di Vita eterna, donato per tutti e dovrà spingere chi lo mangia a fare dono di sé a Dio e ai fratelli. Non si può credere in Cristo, nutrirsi del suo Corpo e poi ignorare l'altro che ha bisogno, materialmente o spiritualmente...
        Ciò che conta anche qui, non è la materialità del gesto (fare la comunione), ma l'adesione incondizionata alla persona che, attraverso quel segno, offre a ciascuno di noi la vera prospettiva di salvezza, comunicando se stesso: pane del cielo, che avvicina Cristo ai fratelli e li unisce tra loro, nell'unità della famiglia di Dio.
        L'Eucarestia deve essere veramente il Sacramento dell'unità, a cui invita S. Paolo, in quanto formiamo un solo corpo, abbiamo un solo Signore, siamo stati battezzati in un unico Spirito, ed abbiamo un unico Padre, in tensione vitale verso la vita senza fine: «comportandoci con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandoci a vicenda con amore... per mezzo del vincolo della pace» (Ef. 4,2-3).

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