GERARDO DE PAOLA - ZINO e MOLOK - PAROLA di ZINI

PAROLA di ZINI.
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        La dinamica sociale, culturale e umana si sostanzia, fra l'altro, nella formazione di un Gruppo Strano, il «Gruppo Promozione Iniziative Sociodidattiche». Una strana definizione, uno strano raggruppamento di persone (tutto il Paese), uno strano scopo (creare movimento socio-culturale), una strana aspirazione (fare politica, strumentalizzare il gruppo stesso e la scuola, come Molok vuole).
        Nasce così, per far piacere a Molok, secondo alcuni, per combattere Molok, secondo altri, la Festa della Pace! Finalmente! Ed ecco tutti impegnati: chi a rifiutare il palco e chi a costruirlo, chi a organizzare e chi a demolire, chi a raccogliere fondi e chi a ad accusare di «appropriazione indebita», chi a parlare di pace e chi di guerra... Nel mondo di Molok succede anche questo.
        Intanto, in questo piccolo, bel paesino, si riuniscono a parlare di pace, un responsabile nazionale del P.C.I. «Pace e disarmo», un Eurodeputato del Partito Socialista ed un rappresentante D. C., Sindaco di un paese non sempre tranquillo (gli anzi Molok avrebbero gradito un rappresentante D.C. di «fama nazionale»... ma non c'era tempo per dare ascolto a queste richieste... la D. C. ha altro a cui pensare!).
        C'è anche Amnesty-International col rappresentante interregionale Campania-Basilicata. Non manca nemmeno la Grande madre Chiesa, rappresentata dal costruttivo connubio di due Vescovi, uno dinamico, combattivo... e l' altro mite, riflessivo...
        Come coreografia, non del tutto inutile (il Molok è esigente... ma anche l'antiMolok), arrivano artisti, attrici, cantanti grandi e piccoli. Non manca, quindi, nessuno. Manca, però, il pranzo... non ci sono fondi, ci sono anche i comunisti... dunque non ci sono anche i democristiani: non se ne parla nemmeno del Pranzo... e così via. Certo è che anche i rappresentati della Chiesa sono ricevuti con pane e mozzarella. Le brave collaboratrici dell'anti-Molok, però, pensano bene di preparare un po' di squisita pasta al forno... e Molok aspetta i risultati.
        La manifestazione vede migliaia di persone, una giornata di ben 14 ore impegnate. Tutto funziona nel migliore dei modi. Anche il tempo è buono. Molok gongola dalla gioia... (è tutto merito suo). Gli anti-Molok gongolano anch'essi.
        Fatto sta che solo il giorno dopo arrivano le prime molestie: la palestra ha subito qualche lievissimo danno; qualche bagno è otturato; qualche corridoio è stato un po' insudiciato: colpa degli organizzatori... Molok lo aveva detto: cosa credete di fare?
        Ancora una volta è battaglia aperta... impari come sempre: le forze disgregatrici contro la buona volontà, l'impegno, la responsabilità.
        Molok, però, non s'aspetta che anche un altro Vescovo venga a «replicare» qui la grande manifestazione della pace. Cose di altri mondi! La gente è coinvolta, partecipe, protagonista, viva!

        I suoi guai, però, non accennano a diminuire. I motori turbo-diesel, Zi-Ni non accennano a fermarsi. Sono presi dal loro senso di responsabilità; sanno che chi può deve dare: i talenti vanno messi a frutto. In tutto questo non si esclude nemmeno la frittata... La «grande frittata» del Lunedì in Albis, vede in campagna, fra odore di natura e colore di prati verdi, la Comunità insieme a preparare e a gustare la gioia di una vita sana, operosa, vissuta insieme con gli altri, in spirito di condivisione e di fraternità.
        Molok guarda... l'occhio torvo... e il muso tendente ad allungarsi. Nemmeno chi va in pensione, il maestro che ha speso una vita per l'educazione dei piccoli che oggi, a Molok non serve più, è risparmiato dagli anti-Molok. «ll papà in pensione»: la festa è grande. I piccoli si stringono intorno ai vecchietti. La gioia è grande. Finalmente i grandi valori vengono vissuti in concretezza di vita e di situazione. Questo si che inorgoglisce gli anti-Molok.
        Il mondo diventa piccolo. Le amicizie si estendono. La volontà di «fare», di dare gioia, di aiutare, di stimolare diventa sempre più «grande»... Paesi di regioni diverse, attraverso scuola e chiesa, si stringono la mano... È un tripudio di schiettezza umana, di bontà d'animo, di serena produttività umana.
        E la collaborazione si estende. Qualcuno si ammala... ma nessuno la lascia... un pulman parte per raggiungere la carissima, attiva, sempre presente operatrice scolastica... a riposo in ospedale.
        È una gioia dare... la gioia. Insieme si parla, insieme si opera... insieme si affrontano, e meglio, le inevitabili avversità della vita. Molok è teso, amareggiato, spesso impaziente, in attesa però di vendicarsi.
        Cosa sta succedendo? Non si capisce bene! Allora, approfittiamo del «Due giugno» e « Vediamoci a Caterina».
        Scuole intere vengono a recitare «La bambola abbandonata»... e Molok cerca di non sentire... Volano le mongolfiere dei bambini... e Molok cerca di non vedere... in chiesa c'è (scandalo!) un concerto di flauto... e Molok sbuffa, non capisce, non condivide, sbraita. Ma Zino e Nino sono entusiasti, felici, gratificati, soddisfatti, impegnati ancora...
        La lotta contro i tumori, la raccolta di fondi per comprare attrezzature di ricerca, la palpazione del seno insegnata da specialisti alle mamme (nella scuola... intollerabile!)... sono momenti dell'attività anti-Molok... Nino e Zino galoppano; Molok è... attento a scrutare per trovare eventualmente, Falle!... ed allora: «vi denunceremo tutti!!!!!!».
        Amici toscani scendono qui da noi... ad assaporare le gioie della mano ospitale tesa, del sorriso fraterno, della gioia di volersi bene. Nel percorso socioculturale-umano entra anche un 55° anniversario sacerdotale. Tutta la comunità è in festa... una festa grande come il cuore del festeggiato. Solo Molok inghiotte amara saliva... Nino e Zino, ormai, non lo vedono più: sono lontani... Non lo sentono più: sono intenti a costruire... Non lo pensano più: hanno altro da fare...
        Ci riposiamo... forzatamente. Gli impegni ci portano in altre zone. Non si può, però, dimenticare il nostro mondo, la nostra gente... Nino e Zino operano ancora insieme, telepaticamente, telefonicamente, televisivamente in contatto.
        Le vetrate della Chiesa, vanto culturale e religioso della comunità ecclesiale laterinese e «fiore all'occhiello» di Zino, diventano oggetto di ammirazione da parte dei Dirigenti scolastici dell'intera regione. Qui vengono fuori, con i loro artigli più o meno spuntiti, gli ammiratori di Molok, i Molochini, che hanno il loro stato maggiore proprio nella scuola, una delle sedi anzi-Molok della zona...
        I Molochini, chiusi nel proprio piccolo mondo, antico quanto il mondo, dicono No! «Noi non partecipiamo, non collaboriamo, perché non siamo stati invitati, non avete chiesto il nostro aiuto, non ci avete valorizzati, non, non, non... ». I Molochini sfoderano così tutte le proprie armi acuminate di formalismi, apparenze, inezie...
        Gli Operatori scolastici in visita a Laterina, però, tornano a casa loro col cuore pieno di gioia, con la mente piena di gratificazioni culturali, con la sensazione di essere passati in un paradiso di umanità... Nino e Zino si saluteranno, poi, per telefono... il tempo incalza... Bisogna guardare ancora avanti... sperando che Molok si rassereni... Invano, però!...
        Il mondo è piccolo. Il tempo scorre veloce... Nel mondo vi sono i «sosia». Giungono a Laterina quattro famiglie e... due simpatiche rappresentanti del gentil sesso, da posti lontani, già accomunate dalla... finale del nome: Conc-etta e Antoni-etta, due gocce d'acqua. Insieme guardano la maestosa Processione del Venerdì Santo organizzata annualmente da un pugno di laterinese sotto la regia di Zino... Un drappello di volenterosi provvede al pranzo, consumato sul laghetto, dove le due in... «etto» scoprono di essere una sosia dell'altra. Nasce un'amicizia che non dovrebbe finire. «Operazione anti-Molok», che Molok sembra non vedere. Però, purtroppo per lui, soffre...
        I contadini collaborano: con i loro trattori organizzano un «paese dei balocchi» nel nostro paese. I bambini girano sui trattori, i genitori li guardano felici, le forze dell'ordine collaborano... Nino e Zino sono impegnati nella regia... Arrivano da non molto lontano anche gli « Usignoli», che cantano nella scuola, dove si realizza anche la prima sfilata di moda: bambini, giovani, adulti sotto i riflettori. Una maestra va in pensione. Le viene regalato un «filmato» sulla sua stessa vita: nascono baruffe e invidie fra i colleghi... succede nel mondo di Molok...
        In chiesa arrivano i televisori, i videoregistratori, le telecamere. Zino corre veloce: è un formidabile propulsore. Nino viaggia a cassetta con lui. Molok ha bisogno di ossigeno... L'aria diventa irrespirabile. È difficile inghiottire quei due... aiutati da tantissimi anti-Molochini.
        La memoria storica, la guerra, i partigiani, i direttori... e tante persone che hanno sofferto... hanno combattuto, hanno tremato... per un ideale. Ora sono i cari nonnini. Vogliamo dimenticarli? Vogliamo condannarli? Vogliamo continuare a comportarci da Molok?
        Nino e Zino pensano al percorso «da Laterina a Guadalajara». «Nonno, un pensiero per te!». Arrivano, per l'occasione le cartoline di sughero dalla Sardegna, le scuole medie dei paesi limitrofi, gli oratori ufficiali, ma arriva, con questo, soprattutto, il sorriso di carissimi nonnini.
        Molok è irritato, ferito, umiliato... Reagisce: «Avete festeggiato chi andava condannato! Che storia è questa? Vergogna!». I nonni, intanto, stringono fra le braccia i nipotini, che accarezzano i volti rugosi, ma bellissimi dei nonni...
        Nino e Zino... procedono e guardano lontano...
        Il paese viene immortalato dalle telecamere e viene «inviato», così, in visione a paesi lontani.
        Anche l'Armenia arriva da noi, con il violino di una grande artista, mentre i nostri bambini vanno a «vivere» la più bella esperienza della loro vita, ad uno zoo. Si costruiscono per l'occasione i cappellini cinesi, insieme a bambini di un altro paese, sotto l'impeccabile regia dei trio GeViNi, sempre attivo, per ogni evenienza, coinvolgendo anche altre persone...
        Per Molok... sono tempi difficili!
        Anche il Pastore è qui con noi, per meravigliarsi del fatto che «d'estate, di domenica, di sera, a scuola vi sono i bambini e con essi gli adulti, e con essi Zino e Nino»... ma Molok, dov'è?...
        Non può mancare, in questa operosissima «vita», l'esperienza di Lourdes, con la partecipazione del gruppo «più folto, più chiacchierino e più canterino» della diocesi. Uno di essi vi giunge di «contrabbando», rivelandosi, poi, il più indispensabile dei teleoperatori. L'esperienza di Lourdes viene riproposta qui a Laterina, su schermi collegati a circolo chiuso...
        La popolazione accoglie i pellegrini di tutta la diocesi... per continuare Lourdes, a base di «consistenti spuntini, rustici e pasticcini», innaffiati, non dalle acque miracolose di Lourdes, ma da acque, ugualmente fresche e provvidenziali di una sorgente di Laterina, certamente integrate da aranciata e coca, ma soprattutto dagli ottimi vini locali. «È ancora Lourdes... ». Notti insonni, impegnate a preparare «Briciole di Paradiso», Nino e Zino, con i soliti sempre presenti, non hanno più nemmeno il tempo di dormire! Molok si combatte anche così...
        L'elefantino, Giulio Tarro, Mario Belli, Vincenzo Crispo... Tutti in chiesa a parlare di A IDS, di Tumori, di Droga... « Zino sta toccando il fondo», pensa Molok.
        Dalla chiesa alla scuola, passando per il... pranzo, e la giornata continua con la seconda sfilata di moda, lo spettacolo offerto dai cantori di una Parrocchia della diocesi, sotto la «bacchetta» di un valente maestro, a tutto il popolo... Povero Molok... i panni gli vanno stretti...
       


       Nello spirito di fratellanza universale, che ci lega anche a quelli che partono per... l'eternità, non poteva mancare, attraverso un filmato, un vivo e caro ricordo per un uomo, che aveva speso la sua vita per la scuola, in una costante ricerca culturale, testimoniata anche da una sua significativa pubblicazione postuma.
        I meravigliosi vetri della chiesa laterinese, presentati da Zino in una sua pubblicazione «post-sismica» e pubblicizzati da un'interessante serie di cartoline, sollecitano l'irrefrenabile Nino ad organizzare per i bambini della scuola elementare una gita a Roma, per osservare i vetri dei Cesari al Campidoglio, cui partecipa anche Zino, forse per un bisogno interiore di unire al Campidoglio... il Vaticano. Vai a capire poi se, alla base, non c'è pure la voglia di confrontare e unificare i Vetri... Cesaro-Papisti!
        Caro Molok, ci siamo anche noi che viviamo di azioni, impegno, responsabilità, concretezza, operatività... Ci siamo anche noi... non lo dimenticare...
        La pensione... una vita che cambia... nel bene e nel male, nell'impegno o nel qualunquismo... nella forma o nella sostanza... i momenti particolari vanno sottolineati. Buon proseguimento e complimenti Don Duo RoSa... per il discorso...
        Arriva anche un... fulmine a ciel sereno: il Pastore diocesano, umile, paziente, dolce «deve» spiccare il volo per una diocesi più... prestigiosa, in seguito ad una decisione di «tavolino», procurando amarezza, di cui Zino ed altri si fanno «sinceri interpreti», anche con «inclemente durezza» sulla stampa locale.
        Zino e Nino, con «tutta Laterina» lo salutano... amichevolissimevolmente... per l'onore dell'ultimo commiato «diocesano», tramandato anche ai posteri con un video-documentario «Sempre di noi memento», realizzato in... chiave amicale... da «vol-enterosi vol-anti» È la troupe televisiva, formata da un pugno di «vulcanici laterinesi», che si porta anche al centro-diocesi, per ascoltare testimonianze, riprendere luoghi familiari al Pastore, intervistare gente e poi... vola anche al suo paese natio.
        Qui il documentario si arricchisce, riprendendo la casa paterna del Vescovo,l'ospizio da lui organizzato, le impressioni dei vecchietti ospiti.
        Intanto lui, il Vescovo in persona, proveniente da Laterina, dove ha trascorso l'ultima giornata di permanenza nella diocesi di «prima elezione», a testimonianza della stima profonda che nutre per la Parrocchia di «predilezione», arriva a casa sua, donde all'indomani sarebbe partito per la diocesi di «trasferimento», in «seconda elezione».
        Davanti alla sua casa trova... la troupe laterinese, che aveva salutato solo qualche ora prima... proprio a Laterina. Meraviglia, stupore, piacere, gentilezza, esplodono... davanti al miracolo della tecnica. Tutti vanno sopra, in casa, e qui, l'espressione dei sentimenti più belli, dei ricordi più dolci, dei pensieri più nobili.
        Il padre è commosso. I suoi figli-amici anche. La vita è bella se si fonda sui grandi valori della persona, dell'amicizia, dell'autentico rapporto umano. Molok... guarda... torvo... teso... compunto!
        Anche i presepi, di Laterina... vanno sul nastro magnetico della telecamera... grazie all'aiuto dell'impareggiabile tecnico, trascinato dall'irruente regista... ambedue sostenuti da un meticoloso duo femminile, dando vita ad un doppio concentrato «RoNi-ViNi», per offrire a tutti la possibilità di meditare in contemplazione il Mistero Natalizio, visualizzato nei presepi «caserecci»...
        Entriamo con la telecamera nelle case. Tutti si mettono a disposizione. Parlano del «loro» presepe, spiegano come lo hanno costruito, il tempo impiegato, il materiale usato, il perché... «È una tradizione, siamo abituati, ci sentiamo più buoni, vogliamo che i nostri figli si abituino a queste cose... ».
        «Noi vi diamo appuntamento a scuola per il giorno X. Faremo vedere, a voi e agli altri tutti i presepi di Laterina. Ci vedremo a scuola... ». L'invito è stato ripetuto da Zino, anche dall'altare, ma il giorno della proiezione, a scuola non c'era nessuno...
        Qualche rivincita il Molok dell'indifferenza deve pure pigliarsela!... Che poi si faccia anche «educazione sessuale» a scuola... per educare i bambini adulti... questo è... intollerabile. Alcune mamme e alcuni papà vengono. Vogliono sapere, vogliono confrontarsi con altri. Come rispondere alle domande dei propri figli? «Tu come rispondi quando tuo figlio vuol sapere da dove, cavolo, è nato?» «E tu come ti comporti quando il tuo bambino vede un manifesto pubblicitario che mostra una donna più o meno nuda?» «Io non so come reagire di fronte a un film porno a cui assiste il mio ragazzo... ».
        Certo, su un piano «puramente tecnicistico», i bambini di oggi la «sanno lunga» e sembra inverosimile che «qualcuno» possa trovarsi nelle stesse condizioni di «parecchi» di ieri, soltanto di qualche decennio addietro: delle adolescenti che, alla vista di qualche piccolissima statuina di bambinello in vetrina, si confidavano con le più «mature» di non rassegnarsi al matrimonio, al solo pensiero di dover «ingoiare» qualche statuina di quelle, per avere figli; o anche qualche giovanissima che si disperava, per il timore di essere rimasta incinta, a causa di un... bacio, o del desiderio di avere un figlio, «ad opera dello Spirito Santo»...; oppure qualche giovane sposa che, completamente ignara del procedimento fisiologico, credeva alle «furbesche lusinghe» dello sposo che, nel periodo della luna di miele, ad ogni rapporto le faceva credere di «costruire» gradualmente il figlio: piedini, braccine, testina... roba da favola!
        Di acqua ne è passata da quegli anni, sotto i ponti del tempo... ma c'è ancora una profonda esigenza di chiarezza, di crescita, di apprendimento, di approfondimento.
        La «gente», però, comincia a parlare e a sparlare. È il linguaggio di Molok «guardateli, vanno a scuola a fare sessualità... » Le presenze diminuiscono in breve tempo. Dopo il terzo incontro... a scuola non c'è più nessuno. Molok sorride... Non può continuare così...
        Zino e Nino... guardano soddisfatti «Laterina in mongolfiera». Tutti ad un paese non molto lontano, dove lo spettacolo delle mongolfiere è stupendo. I bambini le guardano, pieni di infantile stupore.
        I grossi variopinti palloni, le mongolfiere vere, provenienti da tutta Italia e anche dall'Europa, nel piccolo paesino, diventano i simboli della spiritualità, dell'onestà, dell'amicizia, della natura.
        Un «contatto» socio-culturale con le «amiche» mongolfiere e le prospettive cambiano. Mettere di fronte alla riflessione e all'attività del bambino la leggerezza, il silenzio, la bellezza di una mongolfiera, per farlo «crescere» nei buoni sentimenti, diventa allora un modo nuovo di educare.
        «Però voi state sempre in giro... quando fate scuola... » «Caro Molok scusaci ma, per ora, non abbiamo proprio il tempo di risponderti. Ne riparleremo, comunque».
        La mongolfiera diventa il simbolo della natura, del silenzio, del rispetto dell'uomo, della superiorità dello spirito sulla materia... Cose troppo difficili per la sensibilità di Molok...
        Egli, Molok, si chiede, pensoso: «Che c'entro io se gli altri stanno male?». Vestito col frac, Molok ha il solo difetto di avere il volto, il cervello e l'animo di un maiale! tutto a me, tutto a me.
        La mongolfiera si innalza nel cielo... la Camorra viene affrontata e studiata... films, documentari, ricerche, coinvolgimento...
        L'associazione contro la Camorra « Giancarlo Siani» premierà la nostra iniziativa, unica in Campania, per il coinvolgimento, vastità, profondità, originalità...
        Ma in che consiste, poi, l'iniziativa «Che c'entro io se gli altri stanno male?». Le mongolfiere, con un messaggio di Giovanni Paolo II: « Tutti siamo responsabili di tutti», da un lato, l'uomo in frac, ma il volto di «maiale» dall'altro, sono i due estremi in cui «vive» l'uomo di oggi, più spostato, come vuole Molok, verso il «frac», più lontano dalla mongolfiera. Eppure, senza la «mongolfiera» non ci si eleva di un millimetro.
        La scuola non va considerata «chiusa in se stessa», ma piuttosto cellula educativa viva, interagente con le altre strutture educative nel corpo sociale. Solo in tale prospettiva si può capire lo spirito dell'iniziativa di cui sopra.
        Il progetto socio-didattico mirante allo sviluppo di una coscienza civile contro la criminalità camorristica «Che c'entro io se gli altri stanno male?», si è proposto di stimolare la presa di coscienza nei confronti di valori, quali l'onestà, l'altruismo, la partecipazione ai problemi degli altri, il dovere, la giustizia, la capacità di intervenire contro ogni forma di abuso e sopraffazione.
        Si è trattato di un'operazione socio-scolastica, che ha visto coinvolti, come al solito: a) gli alunni delle scuole elementari, della scuola media, del liceo scientifico, dell'istituto tecnico per geometri di Laterina; b) i loro genitori e professori; c) i cittadini di Laterina e paesi viciniori; d) le scuole di altri paesi vicini e lontani.
        Gli alunni di tutte le scuole di ogni ordine e grado sono stati stimolati ad una ricerca approfondita e inedita, utilizzando articoli di giornali, raccolte di immagini, interviste, racconti, poesie, e tutte le iniziative che i docenti hanno intrapreso secondo le loro esperienze, in una attività didattica interdisciplinare.
        Sono stati visionati una ventina di films sul tema della violenza e sul tema della pace, della collaborazione, della fratellanza e del rispetto per gli uomini e per l'ambiente: da «Il Camorrista» a «Fratello sole, sorella luna».
        Il primo crea perplessità e timori in Zino e Nino. Si tratta di un film a effetto, crudo, violento, addirittura crudele. Sarà opportuno farlo vedere ai giovani di scuola superiore di queste zone «sane e protette, non inquinate», come il «perbene» Molok suggerirebbe? Effettivamente è un problema di responsabilità educativa e di coscienza. Nino, dopo una visione «preventiva», in privato, insieme ad alcuni genitori, verso le ore 0,25, pone il problema a Zino, che resta pensoso. Poi questi suggerisce: «dormiamoci sopra, e domattina, o meglio questa mattina, decideremo... ». Dopo qualche ora di sonno, prima dell'inizio della scuola, Zino telefona a Nino e suggerisce: «Ho riflettuto. Dobbiamo dar fiducia ai giovani, proiettando integralmente il film. Siamo educatori... Andiamo avanti». Nino è contento.
        Il film diventa oggetto di critica, discussione, riflessione, in interessanti cineforums, dove i giovani, messi a corrente della perplessità degli organizzatori, ringraziano della fiducia in loro riposta... La «gioventù» cresce, si sviluppa, matura, caro Molok...
        Attraverso altri coinvolgenti films e, soprattutto, attraverso «L'attimofuggente» in prima visione, si giunge al boom finale di «Fratello Sole e Sorella Luna», visionato in chiesa, frammettendo ai suoi due tempi una meravigliosa veglia di preghiera per la pace, animata dalla «calda» parola di un Vescovo viciniore.
        La veglia, sulle ali di melodiose note di organo e chitarre, è stata vivacizzata dalla dolcezza canora della locale Schola Cantorum «Miele di Roccia», su testi di canti e passi biblici, integrati da messaggi visivi, sintetizzati in una bella è ricca foto – composizione, intitolata «Cristo nostra Pace», frutto di paziente lavoro, per lo più in ore notturne, da parte del gruppo « GeNiPa Vit».
        Un senso di viva e profonda commozione raggiunge i partecipanti alla veglia nel sentire la drammatica testimonianza di due giovani napoletani, che operano per la Cambogia, raccogliendo fondi anche a Laterina, per la costruzione di un Centro di formazione professionale a Phon Penh.
        Numerosissimi sono stati gli «incontri» fra scuole, anche di paesi diversi, cittadini, genitori, per trattare temi come:
        I giovani per un futuro di onestà; Scuola e criminalità; Lo Stato, vero presidio del vivere civile; Poesia e Coscienza civile; Rapporto genitori-figli; Politica e Giustizia; Cultura e Violenza; Il cittadino e la fiducia nello Stato; Polizia e violenza; Mafia- Camorra e Collegamenti internazionali; La coscienza dei giovani contro la criminalità; Divario Nord-Sud; La giustizia su misura; La pianta della solidarietà; Cristo nostra Pace; I giovani nella società di oggi; Nonni e nipoti per vivere meglio; Il valore dei sentimenti, oggi.
        Fra le iniziative più significative si ricordano il «Falò delle armi», Il lancio delle mongolfiere, La fiaccolata della speranza, L'incontro nonno-nipotini, La messa a dimora degli « alberi della solidarietà» davanti a tutte le scuole del paese... Alla Media questa iniziativa assume un carattere di... emblematicità... L'edificio è nuovo, i professori sono attivi, gli alunni vengono seguiti, però... Molok vi dimora e... stabilmente. I soliti «pazzi», come si esprime Molok, ottengono dal Corpo Forestale dello Stato un buon numero di alberelli. Pensiamo, allora, di mettere a dimora uno di questi alberi, simbolo di solidarietà e di amicizia, davanti a ciascuna scuola, cominciando dalle Elementari, perché gli alunni lo «coltivino» nel tempo e possano vederlo crescere e svilupparsi, come dovrebbe crescere e svilupparsi l'amicizia.
        La Scuola si allontana, per un attimo, dal libro e «legge» operativamente nel libro della natura, illuminato dalla luce dello spirito.
        I pazzi portano l'albero anche alla scuola media, perché si possa procedere alla simbolica, significativa messa a dimora.
        «Lasciatelo lì, lo pianteranno domani i bidelli!». L'indomani sarebbe stato... domenica!!!, festa che perdura nel tempo!...
        Grazie, Molok! Ancora una volta non ci siamo capiti. Continua pure a parlare di grammatica, di sintassi, di storia e di geografia. Non penetrerai di un solo millimetro nell'animo dei tuoi discepoli! Complimenti!
        Nelle altre scuole avviene più o meno la stessa cosa, anche se oggi qualcuno di quegli alberi è ancora lì, a testimoniare che certe pazzie sono saggezze. Stranamente. Checché ne pensi Molok.
        Il tempo corre veloce... In chiesa, con l'insegnante educatore-costruttore di mongolfiere, arrivano piccoli, grandi, adulti, genitori, nonni... da vicino e da lontano... È una grande festa con la famiglia al completo, famiglie di paesi diversi...
        Si parla di terza età, di rapporto empatico nonni-nipotini, di tolleranza, di condivisione. Ancora una volta la chiesa diventa luogo, non solo di preghiera e di culto, ma di vita vissuta, di valori partecipati, di attività svolte in comune, senza teorie, prediche, sermoni, sempre sterili e improduttivi, se non accompagnati ad opere, a fatti, ad attività, ad esempi concreti di esperienza e di vita.
        Le mongolfiere «Shalom» fanno le bizze, ondeggiano, si sollevano... non volano... volano... il vescovo sorride... e benedice... Molok guarda...
       

Avvenimenti di portata internazionale, come il processo di democratizzazione nei paesi dell'Est, la caduta del muro di Berlino, l'incontro di Gorbaciov col Papa e con Bush, l'avvento della sofferta democrazia in Cile, illuminano l'orizzonte del pianeta Terra della luce rosea di un'alba di pace, una pace calda della speranza di vedere finalmente l'umanità incamminata verso l'unificazione dei popoli, in una prospettiva di vita più umana e più giusta per tutti.
        Zino, pur gustando l'ebbrezza di questa prospettiva, in una appassionata pubblicazione, che si riporta qui nelle sue parti essenziali, aiuta a prevenire... facili entusiasmi, per evitare il pericolo di passare «dalla guerra fredda ad un pace... fredda», priva di carica profetica, di passione per l'uomo, di cultura e di solidarietà.
        «La cultura consumistica in auge, egli scrive, potrebbe occidentalizzare il pianeta Terra, nel segno dell'ateismo radicale e del materialismo, con dovizia di mezzi e povertà di fini.
        Il pericolo è additato non da una Cassandra di turno, ma dal Direttore del Servizio pianificazione del Dipartimento di Stato americano, Francis Fukuyama che, alla fine del bipolarismo internazionale, preconizza il rischio eventuale dell'unificazione mondiale, non sull'onda di utopie umanitarie, ma sulla spinta di due formidabili fattori: la tecnica e il mercato comune... fattori che non si lasciano guidare certo dalla logica di solidarietà, ma dalla logica del profitto... trascinando l'uomo ad un individualismo radicai libertario...
        Di qui l'urgenza, concludeva Zino, di mettersi al passo con quanto nasce di nuovo nella Chiesa e nella storia degli uomini, in Europa e nel mondo, misurando il passo con chi fa più fatica, per non perdere nessuno lungo la strada: bisogna recuperare la dimensione etica della vita e riscoprire i valori comunitari di pace nella giustizia, di solidarietà per lo sviluppo dell'uomo, in tutte le sue dimensioni, di riconciliazione con l'ambiente... ».
        Il Papa, nel suo messaggio annuale per la 23a Giornata mondiale della Pace, del 1° gennaio '90, rivolgeva al mondo intero il suo accorato appello, sintetizzandolo col tema «Pace con Dio creatore e Pace con tutto il Creato». Il tema suggerito dal Pontefice trova subito riscontro nel gruppo « Miele di Roccia» che, per la funzione di ringraziamento di fine anno, organizza in tutti i dettagli una Veglia biblica di preghiera per la Pace, vivacizzata, come al solito, con significativi canti, pregni di messaggi umano-cristiani... suscitando però reazioni e polemiche nei nostalgici del passato, che non hanno sentito il canto del Te Deum in... latino!... Trai Molo-chini, oltre a quelli laici, ci sono sempre i Molo-chini sedicenti... cristiani!
        La fiaccola accesa nella Veglia è servita a dare fuoco al «falò ecologico», preparato da alcuni eroici volontari, in condizioni climatiche veramente proibitive, superate con la «forza» del fuoco del falò,... del buon vino locale... di canti e danze a suon di organetto... delle fiaccole dei bambini in vorticoso girotondo intorno al falò...
        Il tutto stretto nella morsa degli abbracci finali... beneauguranti, a suon di botti e di tappi... alla luce dei bengala... Fiaba o realtà... dolci note di PaceShalom... portate sulle ali del vento in ogni casa... verso l'infinito... Nino e Zino ci sono... Anche Molok... è lì... povero Molok... quanto soffre!...
        Il fiume del tempo scorre veloce... arriva anche il nuovo Pastore... ma noi siamo andati a prenderlo a Roma... lo abbiamo accompagnato al centro diocesi in prefabbricato... lo abbiamo tenuto a Laterina... siamo con lui... anche con qualche «articolo pimpante» di Zino, che diventa pure la «colonna sonora» della videocassetta, in sostituzione della «mancata registrazione in diretta» a Roma, chissà per quali fila misteriose...
        Caro Molok... noi siamo fatti così, pronti in qualsiasi evenienza, anche a «colmare vuoti», quando la «programmazione» non basta...
        L'Italia, quella «90», sport, amicizia, pace, fratellanza... Insegnanti impegnati, alunni impegnati, genitori impegnati, e la pace ritorna fra noi con le bandiere, gli inni, le rappresentazioni europee e mondiali «Italia '90»... ed è subito festa...
        I militari offrono addirittura gli elmetti, per rappresentare scene di guerra... fatta con i fiori...
        Un fatto strano accade in caserma. I militari, si dice, hanno in genere, come «divisa» i paraocchi. La responsabilità, la legge, la serietà dell'esercito... Eppure, questa volta, Molok è stato sconfitto nella sua stessa roccaforte: la Caserma.
        Vedere come i bambini utilizzano gli elmetti, per crescere nello spirito della pace e dell'amore, per «predicare» l'amicizia, la fratellanza, il bene, per «costruire» il mondo nuovo, un mondo di pace e di comprensione, fa veramente piacere a ZiNi.
        Eppure si commenta, da parte di Molok: « Non è bello far imbracciare i fucili ai bambini!» «Guarda che nei fucili ci sono i fiori, non i proiettoli». « Cosa vuol dire? Sempre fucili sono!».
        Caro Molok... ti vorrei scrivere tante cose... Riuscirò a farmi capire da te... Ho l'impressione che tra ZiNi e Te si frapponga un «muro» più granitico di quello di Berlino... irreconciliabile... irremovibile... irresistibile... Riuscirà ZiNi a farsi capire da Te?... Molok, prima arcigno, ora sorride... «hanno rubato le bandiere... è colpa vostra, irresponsabili organizzatori... ».
        Zino e Nino anche in estate non... dormono... sentono il profumi dell'arte, invitano lo Scultore del Battistero laterinese, «unico al mondo», a celebrare «in loco» il suo 50° di Sacerdozio... ad amministrare un Battesimo, attingendo alla «Sorgente di Vita», da lui espressa meravigliosamente con un' arte, che sa di «fragranza locale»...; stupefacente connubio tra Arte e Liturgia per la Vita, i cui messaggi eterni sono recepiti, con profonda emozione dall'Assemblea in festa, solennizzata maggiormente dalla graditissima presenza di amici di scuola e di ospedale di ZiNi...
        SI, anche amici Ospedalieri, con la presenza della simpatica famiglia di un «compagno di... villeggiatura» in ospedale, in occasione dell'ultimo intervento oculare di Zino, qualche settimana prima, «vecchia conoscenza» anche di Nino, nella sua qualità improvvisata di infermiere notturno... in-servibile!...
        Dallo stupore biblico-artistico allo stupore per la natura, in una vicina pineta, per immergersi, finalmente, nella fragranza della cucina all'aperto, preparata col «cuore» da volenterosi amici per la... affamata comitiva... e la vita continua, mentre Molok guarda con mestizia (quanto ci dispiace!) il galoppare di ZiNi, in questa meravigliosa favola per un ideale...
       
        I sogni, però, finiscono presto... un delicato intervento chirurgico separa, ma solo fisicamente, i fratelli siamesi Zi ... Ni.
        Nino cambia... aria... Zino rimane imperterrito, combattivo, operoso, qui, nella sua terra, qui fra la sua gente, qui nel suo ambiente, qui dove Molok si erge arcigno a... sghignazzare...
        Caro Molok... hai davanti a te tempi durissimi... Con Zino non si scherza..
        I tempi in cui Zino operava con Nino erano tempi d'oro per te... Ora saranno tempi d'acciaio... tempi duri... Zino ha moltiplicato le sue forze, il suo coraggio, la sua tempra... la sua caparbietà costruttiva...
        Cambia, Molok... cambia finché sei in tempo... sarà bene per... tutti!...


        Il grido di allarme lanciato da Nino, soprattutto alla scuola, non trova facile riscontro, particolarmente nel trapianto dei bambini dal «semenzaio» della famiglia, al luogo di «primo sviluppo», dove le tenere piantine dovrebbero sempre trovare «luce e calore», per una loro crescita armonica, mentre, a volte, non trovano che «tenebra e ghiaccio polare».
        Spesso Zino ebbe modo di puntualizzare il problema, anche pubblicamente, soprattutto in occasione di decessi «magistrali» cui la Scuola, specie nei periodi estivi, si limitava a partecipare al dolore con «gelidi manifesti» e con «sporadiche presenze» di colleghi.
        Si è giunti però al parossismo, in uno di questi funerali «estivi», in cui decine di maestri locali non sono riusciti a «... trovare un gruppetto di bambini... cui far sentire l'esigenza di un... grazie scolastico verso un maestro!».
        Alle energiche rimostranze di Zino per il «... vuoto educativo», i responsabili scolastici avevano scaricato la loro «responsabilità», come al solito, sugli altri: «è colpa delle famiglie!...» Ma qualche «accolito più intraprendente» si era subito preoccupato di «...strappare violentemente al gioco tre bambine, cui si aggiunsero due ragazzi semi-volontari, per affidare loro la farsesca missione di rappresentare la Famiglia Scolastica con la banderuola listata a bruno, almeno in extremis, dall'uscita dalla chiesa al cimitero.
        Assieme al vuoto pedagogico ed al.., freddo polare, non poteva mancare la «magistrale» trovata di aggiungere la.., beffa! Ci sarebbe vasto materiale per un film «tragicomico»...
        Quanto affermato e testimoniato da ZiNi per un lustro, trova riscontro in una recente pubblicazione di Tommaso Sorgi «Costruire il Sociale: la Persona e i suoi piccoli mondi», dove si afferma che l'uomo «...per ritrovarsi, per rinverdire la propria personalità e, a un tempo, la propria socialità fontale, ha quasi bisogno di ripetere nel vissuto quotidiano l'atto fondante di questa società, la quale, per altri versi, gli sfugge e, da lui prodotta, a sua volta lo produce, lo modella, lo assorbe fin quasi a cancellarlo nel magma di una folla senza nome, senza volto, senz'anima...» 2.
        Nella sua opera il Sorgi approfondisce anche il significato del sottotitolo, puntualizzando come la persona possa contribuire alla costruzione di questo sociale dal volto umano, inserendosi attivamente nei suoi «piccoli mondi», costituiti dagli ambienti di lavoro, di studio, di socializzazione, attraverso i luoghi sociali «vicini», il semplice «andare giornaliero», o i luoghi sociali «lontani», mediante «fili di comunicazione con altri attori distanti e spesso anche ignoti».
        Questo inserimento cosciente e responsabile nel piccolo mondo si pone oggi come «primo passo compiuto dal singolo, per una rianimazione o rifondazione del sociale... in un circolo dinamico di dare e ricevere... nella reciprocità... per scuotere l'inerzia del già fatto, le durezze del già dato e per ravvivare continuamente il sociale che, lasciato a sé, ogni attimo tende ad impietrire» 3.
        Quanto ivi affermato circa i piccoli mondi civili, Zino lo ha sempre proclamato, in ogni occasione, in riferimento ai piccoli mondi ecclesiali, dove la Parola di Dio proclama di continuo l'adempimento del disegno del Padre, di salvezza per tutta l'umanità, nell'oggi della vita di ciascun membro della comunità e nell'oggi della storia.
        Per chi sa ascoltare la Parola e dire il suo «Amen», non tanto con le labbra, quanto con la vita, si compie «oggi» la Parola della salvezza per sé e per l'umanità, cui far giungere il lieto annunzio: una Parola che viene da Dio, e che di Dio possiede la potenza e l'efficacia.
        Essa interroga, provoca, consola, crea comunione e salva, sia pure in modo diverso, secondo i momenti e le forme. È un mistero storico, quello di Cristo, non astorico, un mistero che dà gioia e trasmette gioia. Ogni pagina evangelica trasmette non una Parola morta ma viva, che Dio in Cristo rivolge a noi, per realizzarsi nell'oggi di ciascuno.
        Il Vangelo non racconta solo la vita di Gesù, ma anche la vita di ciascuno di noi e di tutta l'umanità; esso ci contiene e ci coinvolge tutti, proiettando il nostro oggi nell'eternità, pur senza perdere nulla del suo temporale.
        Zino ha cercato di trasmettere alla comunità locale l'ansia bruciante, versata nel suo cuore in tanti anni da Cristo Sacerdote, tutta una ricchezza interiore che, pur essendo «apprezzata» da tutti, ha trovato risonanza «operativa», a volte solo saltuaria, in pochi, negli «ultimi». Nella stragrande maggioranza, anche in quelli che sembravano più disponibili, ha riscontrato, quasi sempre, la barriera, soffice ma impermeabile, dell'indifferenza, del disinteresse, dell'accomodante perbenismo, del ritualismo, del formalismo, dell'incoerenza e, in una parola, della «vacuità» di una religione di scenario, nel pensiero e nella vita, opponendo un muro granitico di incomprensione nei confronti di un Cristo, sempre vivo e attuale in microcomunità, contentandosi di un Cristo «tappabuchi», nella macrostruttura ecclesiale.
        Di conseguenza, anche il ministro di quel «resto di comunità», esperimentando sulla propria pelle il privilegio di «saziarsi degli scherni dei gaudenti e del disprezzo dei superbi» (Sal. 123,4), ha potuto man mano rendersi conto del significato della preghiera da lui preferita, di essere «vittima del proprio sacerdozio e sacerdote della propria vittima».
        Sul modello di Pietro o di Giacomo e Giovanni, figli del tuono, sin dagli anni di formazione, aveva rivolto al Sacerdote Eterno questa preghiera, certamente con molta sincerità, ma anche alquanto «inconsciamente».
        Avrebbe poi provveduto il Signore, gradualmente, a fargli prendere coscienza della radicalità di quella richiesta, per «assaporare» la vicinanza, con tutti i suoi limiti, a Cristo Sacerdote e Vittima.
        L'amarezza del suo calice era causata dal carattere formalistico della pratica cristiana, cui egli «testardamente» ha sempre contrapposto l'ideale di una fede viva e autentica che, in conformità del Vangelo, incidesse profondamente nel sociale.
        Il Concilio Vaticano Il, in tutti questi anni, come una novella Pentecoste, ha percorso profondamente la Chiesa, nel riscoprirsi Popolo di Dio, in cammino di liberazione dalle «scorie», in essa sedimentatesi nel tempo, e di comunione in Dio con l'umanità.
        Quanta fatica, per convincere la gente a tentare di uscire dal «grigiore» di una generica appartenenza ad una Chiesa, ridotta a «stazione di servizio», pubblico e privato, di sacramenti, di riti paganeggianti, di trionfalismi, di pratiche burocratiche, di vergognosi compromessi con la propria coscienza, con la comunità religiosa e civile: tutto nel ridicolo tentativo di «accaparramento» di Dio a proprio uso e consumo.
        Com'è duro ancora oggi, e non solo tra i «fedeli», cercare di riportare i Sacramenti, soprattutto la Messa,-alla primitiva dimensione comunitaria, spogliandoli da ogni forma di «privatizzazione».
        Zino continua a cozzare contro un muro, nel tentativo di aiutare a coniugare insieme fede e cultura, religione e vita, sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale, all'insegna di una comunitarietà, che si faccia «comunione», in e con Cristo, Sacerdote e Vittima.
        Sacerdozio comune e Sacerdozio ministeriale, nella prospettiva di una religione universale e cosmica, hanno in Cristo il Sommo ed Eterno Sacerdote che, assumendo in sé la vita dei cristiani e quella di tutti gli uomini, dà ad essa il valore di un «sacrificio perenne, gradito a Dio», capace di stabilire un rapporto di alleanza e di comunione con Dio e fra gli uomini.
        Sacerdozio comune e ministeriale, distinti per grado e per natura, sono complementari l'uno all'altro, nella partecipazione al Sacerdozio di Cristo, in quanto l'uno consiste nell'offerta reale dell'esistenza, e l'altro nell'essere sacramento (= segno) della Mediazione di Cristo.
        Da ciò si comprende come la religione non si può concepire come un insieme di pratiche esteriori, di gesti convenzionali, privatistici, che vengono aggiunti alla vita ordinaria: la religione deve stabilirsi nell'esistenza stessa, come Cristo, che ha preso nella sua oblazione la sua esistenza, la sua vita e l'ha trasformata, mediante la preghiera, in offerta presentata a Dio nell'amore.
        L'esperienza pastorale continua ad insegnare a Zino che, nella Chiesa di Dio, saranno i «poveri», sotto l'azione dello Spirito, ad operare questa rivoluzione dell'amore, gettando con il loro ricco potenziale di «rapportualità», un ponte di comunione con tutti, in Cristo Risorto, per dare alla vita colori più vivi e caldi, strappandola alla legge della giungla, o soltanto al piatto e solitario quotidiano.
        Saranno questi cristiani, chiamati a costruire, con le mani e con il cuore, in comunione con tutti i fratelli di buona volontà, sparsi in ogni angolo del pianeta Terra, e appartenenti alle diverse religioni, ad offrire al mondo la testimonianza di un'esistenza piena di speranza.
        Tale messaggio di speranza è così sintetizzato da Schillebeeckx:

Credere non è una fuga dal mondo,
  ma è una fuga con il mondo verso un avvenire,
  che è l'avvenire di Cristo.
Credere è far partecipare il mondo e la storia alla
Speranza che, in Cristo,
  l'impossibile diventa possibile e la
Vita Umana vale la pena di essere vissuta.

        I Santi, di ieri e di oggi, testimoni autentici del Vangelo o dei grandi valori umani, da Dio «seminati» nel cuore di tutti gli uomini, ci interpellano continuamente e con urgenza:

Non bisogna far finta di vivere,
ma vivere la vita nella sua pienezza
per
«CIELI NUOVI E TERRA NUOVA».

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2 T. Sorgi, «Costruire il sociale», pag. 94, Città Nuova Editrice 1991.
3 T. Sorgi, Ibid., pagg. 126, 127, 128.

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