GERARDO DE PAOLA - ZINO e MOLOK - Gesù, sorgente di vita, perché muore per amore

Gesù, sorgente di vita, perché muore per amore.
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        Sfamata nel deserto per mezzo di un miracolo, la folla si mette alla ricerca di Gesù, una ricerca interessata di un Gesù, operatore di miracoli, che diano sufficienza, con un consumo immediato, soddisfacendo bisogni immediati, senza la fatica di percorrere un cammino da quei miracoli indicato. E Gesù non si presta al gioco: contesta, rimprovera e delude...
        Cominciò subito a dir loro che quel miracolo era soltanto un segno ed un simbolo. Segno della sua potenza divina, a servizio dell'uomo; simbolo, il pane, del suo corpo, che avrebbe offerto in cibo per la vera vita del mondo, la vita che non muore.
        Questo infatti è il più grande miracolo di Gesù: il dono d'amore, che egli ci fa di se stesso, perché noi ci lasciamo coinvolgere da questo stesso amore e realizziamo la vita eterna.
        La teologia di Gesù è tutta fede: per i suoi ascoltatori, credere, è compiere «le opere di Dio», per Gesù invece, è accogliere «l'opera di Dio», il dono di Dio che è Cristo stesso. Questa è l'unica opera di Dio che sintetizza i «magnalia Dei» nella storia: l'uomo deve solo aprirsi a quest'opera e lasciarsi coinvolgere da questo mistero del Pane di Vita, il mistero eucaristico che Gesù annuncia in questa circostanza, per poi realizzarlo.
        La tematica di questo grande mistero eucaristico si articola intorno ad una equivalenza della morte e della vita, attraverso l'offerta del suo corpo che, proprio perché muore per amore, diventa sorgente di vita.
        In questo Gesù segue e supera la natura: il suo sacrificio eucaristico è più vicino alla legge della natura, che non alla liturgia degli antichi riti. In questi riti l'offerta veniva consumata, distrutta, incenerita per essere riservata solo a Dio; nelle legge di natura invece, il cibo muore aggredito dalla fame e dalle regole della nutrizione, per diventare vitale.
        Quando Gesù asserisce solennemente che egli è il Pane della Vita, offertoci dal Padre, è per convincerci a capire il mistero di questa legge di natura, per scoprire, oltre quel segno, la realtà meravigliosa di quel pane vero, piovutoci dal cielo, dall'immensa bontà del Padre, che è Cristo stesso, nostro vero cibo, per cui se mangiamo la sua carne e beviamo il suo sangue, avremo la vita vera ed autentica.
        L'intuizione di questo mistero d'amore ha illuminato certamente il papa Paolo VI, nello stilare quei pensieri inediti sulla morte, pubblicati ad un anno della sua scomparsa: «... ha dato se stesso per me; la sua morte fu sacrificio; morì per gli altri, morì per noi: la solitudine della sua morte fu ripiena della nostra presenza, fu pervasa d'amore: amò la Chiesa! amò fino alla fine...» Ecco la scoperta del mistero: morte = vita; morte = offerta; morte = amore.
        Pertanto, non dobbiamo lasciarci scoraggiare dai rischi e dalle incognite del deserto, come gli ebrei nel loro cammino verso la terra promessa, che spesso si lasciavano sorprendere dalle tentazioni e mormorazioni, ma, sicuri della fedeltà di Dio al suo amore, dobbiamo affrontare il rischio della fede, e lasciarci coinvolgere da questo amore rivelatoci in Cristo, per «lasciare l'uomo vecchio e rivestire l'uomo nuovo», per camminare «nella giustizia e nella verità».

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