'' SOGNI DI FRONTIERA '' di Antonio Forgione

SOGNI DI FRONTIERA

Da quel piccolo buco della mia finestra,
da quelle case in riva al mare,
lo vedovo spuntare da quel viottolo,
coperto di ciottoli
e che dava direttamente sulla spiaggia,
tutte le mattine, alla stessa ora.

Era un ragazzo dai capelli neri arruffati,
con il capo chino e il passo incerto.
Arrivato sulla spiaggia,
si accartocciava su una piccola roccia,
e là annegava lo sguardo tra quei fiotti
che sembravano lenire il suo dolore,
da quando era scomparsa la straniera,
venuta dal mare
e che aveva ghermito il suo cuore d'amore.
Il ragazzo dal passo incerto,
aveva smarrita la ragione.

Lei, arrivata su una piccola barca,
era bella come le savane del suo paese
e il suo corpo scattante come quello di un felino,
i suoi occhi due more
maturate al sole dell'estate,
le sue movenze
come quelle delle gazzelle delle sue foreste,
dove corrono libere e gareggiano con il vento,
dove i fiori più belli, quelli nati negli acquitrini,
emanano i loro profumi,
donando ai popoli sogni di libertà.

Si diceva che nelle notti buie,
quando la nebbia avvolgeva le poche case,
si levava il canto stonato di un ubriaco infelice:
era il ragazzo dal passo incerto,
che cantava il suo amore per la bella straniera.
Una mattina, quel ragazzo dai capelli arruffati,
fu trovato senza vita,
abbracciato da quella sabbia che lo vide felice
e che voleva proteggerlo.
Accanto a lui un corpo, forse, di donna,
restituito dalle onde pietose.

Sui loro sogni il pianto eterno del mare
ed il lamento agonizzante di un flauto
proveniente da foreste lontane,
dove i fiori degli acquitrini
continuano a regalare,
forse, falsi aneliti di libertà.


Antonio Forgione

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