''Morir tra le viole''. Di Antonio Forgione. A cura di Giovanni Nufrio.
''Morir tra le viole''
di Antonio Forgione.
A cura di Giovanni Nufrio.

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Video di Francesco Canino


Morir tra le viole.

Ondeggiano, nell’azzurro, farfalle colorate, al soffiar
del vento, tra i sospiri dei fiori, accanto a quel mare,
solcato da vascelli dalle vele sfibrate.
Lungo gli argini trapunti di viole blu, una chioma
dai capelli biondi, tra un fluttuar di colori, era
avvolta da rami fioriti, di un oleandro solitario,
che accendeva e sfiorava i sogni.
Su di essi, volano fiori, e con delicatezza sfiorano
quel viso, che come uno specchio, riflette quel dolore,
che naviga con quelle barche, dalle vele gonfie,
del fiato di Eolo, e dove la disperazione, s’infrange
sulle creste delle onde, e s’innalza forte in ciel,
il richiamo d’aiuto dei marinai, alla dea del mare
Teti, sorda a tal invocazioni.
Gli azzurri vortici, tutto avvolsero nei loro buchi,
ingoiando, vite e sogni.
splendeva il sole in ciel, e scalfiva con raggi d’or,
quella chioma bionda, inerte tra i fior, mentre lei,
con le membra abbandonate, viaggiava con
il fragore di quelle barche, senza vele e senza uomini.
I colori erano andati via, l’oleandro non dava più gemme,
un solo petalo, attaccato ad un ramo umido, era
sbocciato, bello come quella bocca inerme, muta,
nei mattini fulgidi, come le rose che non schiudono
più i loro petali all’apparir dell’aurora che sorge.

Antonio Forgione     

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