Pietro Tarchini - A mia moglie

A mia moglie

il mattino di maggio
era un pastello
di fiori e di colori
era un poema
di sinfonia leggera
coi flauti del fonte
i clarini d'uccelli
i sistri delle fronde
e del verde frumento
nell'orchestra di zéffiro
fulgente.

Apparisti al balcone
in tutta quella festa
dell'azzurro e della luce
sul montano, borgo
e le curve lontane d'orizzonti:
un dono della Gioia alla Bellezza
uno specchio di vaga adolescente
che rifletteva un sole d'innocenza
un riso d'universo
in quel mattino
in cui cantavano angeli
invisibili viole serpeggianti e liuti
nelle vele
di nuvole pel cielo.

E fosti la mia sposa
immacolata e pura
più che la veste e il velo
del candore di neve
innanzi agli splendori dell'altare.
— Miracolo di fata! —
E sei la madre tenera
operosa regina della casa
che con la luce d'anima
i raggi di pupille alla preghiera
delle stelle mi scorti pei senti
a ritrovare Iddio
che ti creò sì candida
e sì pia.

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