Un poeta della Baronia: Gennaro Ciampolillo (seconda raccolta)

25 Agosto

Com’è passato il tempo
Mamma, mia cara mamma
Da quando ti posai,
sul viso senza vita,
ll’ultimo amato bacio.
Era d’agosto, mamma,
il giorno venticinque.
Nel cielo già svaniva,
il fiore colorato
dei fuochi d’artificio;
la festa di San Rocco
appena era finita.
Subito,io mi avviai
per ritornare a casa,
forse, nel cuor pensando,
la vedo ancora viva.
Forse, le dico ansioso:
“Come ti senti mamma?”
Sapevo la risposta:
“Per me, è finita, figlio!”.
Appena vi entrai,
il pianto dei presenti
mi disse non c’è più,
saranno due minuti,
ha chiesto ancor di te!
Il corpo senza vita,
lo sguardo ancora acceso
sembra che dicesse:
“Adesso non piangete,
piu non pensate a me
e a te, mio primo figlio
vorrei io dire che…”
Quello che tu volevi
non lo potesti dire
ma io gia lo sapevo;
per tutta la tua vita
l’avevi ripetuto.
Da viva, consigliavi
su come comportarci:
basta, mi ribellavo
mi dici sempre quello!
“Un giorno capirai;
quando sarai più vecchio-
serena rispondevi-
e allora lo saprai
se ho ragione o no”
Oh cara, cara mamma,
a volte ci ripenso
a tutte quelle cose
che mi dicevi tu.
Sapessi, come adesso,
vorrei sentirli ancora
quei moniti e consigli,
ma tu non parli più.
Per riascoltarti ancora
la vita mia darei.
Tu certo lo sapevi,
adesso l’ho capito,
perciò l’ultima notte
si spense il corpo tuo
ma non lo sguardo caro.
E come quella volta,
lo vedo sempre vivo
rivolto verso me
che parla ancor per te.
E ripete, mamma
quel che dicevi tu.

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