'' Come rondinelle '' di Gennaro Ciampolillo
Come rondinelle
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Sulla grondaia della chiesa madre,
s'adunano le rondini in partenza.
Son tutte in fila con il capo chino,
come suorine intente alla preghiera.

Progettano il percorso verso il caldo;
da noi la breve estate sta finendo.
Sorvoleranno i monti e le pianure
cercando il sole, verso l'oltremare.

Chissà tra loro chi ritorna ancora
a fine marzo, con la primavera,
riempiendo il cielo con sfreccianti voli,
per ricostruire il nido sotto i tetti.

Qualcuna perirà durante il viaggio
sia dell'andata oppure del ritorno;
non lo sapremo mai il loro arrivo,
speriamo di vederle per la Pasqua.

Paragonavo a loro, stamattina,
in un settembre ormai sempre più freddo,
la schiera dei vecchietti malandati
in cerca del tepore, ormai sbiadito.

Erano in fila, sopra quel muretto
che vedi in piazza, presso il monumento,
seduti insieme, con le facce al sole
che stenta a riscaldare i corpi freddi.

Parlavano d'acciacchi e di malanni,
della passata estate e della vita,
o delle guerra oppure delle fatiche
e della solitudine infinita.

Qualcuno più ciarliero raccontava,
qualche altro triste, invece sbadigliava;
chi era storto per le vecchie artrosi
e già si sosteneva col bastone.

Negli occhi, mezzi spenti, si vedeva
tutto il passato e poco del futuro.
Dietro alle spalle, ormai, la primavera,
davanti... solo il gelo dell'inverno.

Parlavano di figli, già lontani
e delle mogli, lì, al cimitero,
delle pensioni, ridotte al lumicino,
di medici, dolori e medicine.

Poveri vecchi, peggio degli uccelli,
che forse torneranno con l'estate,
affronteranno ancora un altro inverno
con la tristezza antica per compagna,

ma sopra al muro, al sole di settembre,
di questo che verrà, questo venturo,
m'aspetto di vederli ancor seduti
come le rondinelle alla grondaia.


Gennaro Ciampolillo

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