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'' La Vittoria. '' di Gennaro Ciampolillo


La Vittoria.
Di questo giorno, giorno di Vittoria, che si festeggia dall'anno diciotto, per ricordar l'Italia e la sua gloria, ognun dovrebbe esserne edotto. La guerra fu crudele ed infieriva, mietendo vite e facendo danni, con lo straniero in casa da tanti anni che umilió la Patria e la feriva. Verso i confini della nostra terra, i bravi fanti ,accorsi da più parti, perivan di ferite in quella guerra e decimati furono i reparti. Tornava nel ricordo Caporetto e l'ombra amara di quella sconfitta; batteva dentro al petto, il cuore,stretto per quella gran disfatta a noi inflitta. Giacevano stremati quei soldati ma li teneva uniti ed orgogliosi, nel fango di trincea, male armati, la fede di tornare vittoriosi. L'esercito sostava presso il Piave, con il nemico dietro l'altra sponda e quella notte risultó più grave il ripensar a quella antica onta. La notte era umida e piovosa ma il mormorare placido dell'acque sembró dicesse una sola cosa: "Avanti Italia" e la frase piacque. S'attraversó quel fiume ,quella notte e per sferrar l'attacco decisivo, nessun pensava di uscirne vivo o di morire con le ossa rotte. Illuminó il cielo, presto, il cielo e nell' inferno di cannoni e bombe, fur trasformate in quel freddo e gelo, le valli e le trincee, in tristi tombe. Oltre cinquanta sono i nomi incisi, sul monumento della nostra piazza, di quei Vallatesi , lí, uccisi a dirci che la guerra è cosa pazza. Leggo qualche nome solamente, scorgendo in alto sette ufficiali; furon capitano oppur tenente, sopra di loro Nike con le ali. Batta, Gerundo, Novia, poi, Pavese con Bufalo e De Paola segnati, fecer onore al nostro Paese, seguiti da soldati e graduati. Leggerli tutti, sulla lista intera, sarebbe come aprire una ferita e penso che sarebbe più gradita mandare a loro un bacio o preghiera. Il Sindaco, ad essi renda onore, ponendo su quel marmo,qualche fiore e ricordando che quei cari morti, vivono in Cielo, da Eroi risorti.
		Gennaro Ciampolillo

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