Vallata - A. Raffaele La Vecchia - Il 2 Novembre al mio paese -
Il 2 Novembre al mio paese
Di A. Raffaele La Vecchia
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Giorno di mesta ricorrenza,
si fa visita ai defunti,
si va tutti al cimitero.
Anch’io sono lì per fare il mio dovere,
portare un fiore, dire una preghiera.
Tra il dedalo dei vialetti che
circondano le fosse,
guardo lo scenario di fiori e luminarie.
Non mi sembra vero,
è già passato un anno e sembra ieri.
I costumi sono cambiati,
ma gli attori sono gli stessi,
si, sono loro, sono i morti.
Oggi è il loro giorno di gloria,
oggi ricevono i fiori le luminarie.
Le lampadine variamente intrecciate
ornano i ceppi,
una croce, una stella, un’asse piena;
fili che pendono da tutte le parti.
Fasci variopinti di fiori
non trovano più posto.
Nell’immensa platea adornata
si sosta qua e là in preghiera
ricordando chi caro ci fu.
Piange una madre sommessa
sul ceppo del figlio adorato,
che nel fiore degli anni ha perduto.
Sconsolata lamenta sua sorte,
listata di nero una sposa
orbata del giovin consorte.
Io muto nell’andirivieni del parco,
guardo ora questo, ora quello,
volti di ieri, volti di oggi, tantissimi volti,
i più sconosciuti.
Balena il passato alla mente,
bella o cattiva la sorte,
la morte in agguato per tutti
ogn’ora vicina ci sta.
Sento un rimorso nell’animo
che a pregare non vengo più spesso,
oh! miei cari,
perdono vi chiedo sommesso.
Voi che foste mia guida,
perdonate vostro figlio fuggente,
lottare dovrà per la vita,
scappare di nuovo dovrà.
Anime svegliate dal sonno
parlate agli uomini potenti,
in modo che il male del mondo
diventi meno straziante.
Noi figli impazienti e pentiti
torneremo di nuovo fra un anno
per continuare l’insolito rito.

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