Vallata - A. Raffaele La Vecchia - Sguardo dalla finestra. -
Sguardo dalla finestra
Di A. Raffaele La Vecchia - 1987
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Sono lì alla finestra,
attratto dallo spettacolo
del mare verde di grano
che ammanta la collina di fronte.
Un vento aggressivo,
cupo e caldo, sferza l’aria
col suo suono sibilino,
ritmato da raffiche ripetute,
di alternata intensità che
emana ruggiti e mette angoscia.
Infrangendosi sulla collina
trastulla e fa inchinare le spighe
alimentando un gioco di onde
che si susseguono e si rincorrono
lungo l’erta e sfumano
al limitare del ciglio.
Il pioppo saluta da lontano
con lo svolazzare delle foglie,
con ritmo cadenzato
scrolla la chioma e fa coro
allo stormire degli uccelli impauriti
a cui fa da podio.
Attraverso gli squarci delle nubi che
nascondono il sole, bagliori di luce si
riflettono nella valle buia sottostante.
Dall’alto dell’ osservatorio
sordo allo schiamazzo dei ragazzi,
rapito, mi lascio trascinare coi pensieri
dal gioco magico del susseguirsi delle
increspature ondivaghe del grano
che si formano e si distendono
in rapida successione.
E penso alla vita che si sussegue e si
annulla, come le onde che si formano e
si disperdono in cima alla collina,
similmente a quelle del mare sulla spiaggia
al calar della tempesta.

Passa il tempo,
cambia il vento e porta via le nubi,
alla pioggia segue il sereno,
arriva la calda stagione,
continua l’incanto della natura e
siamo al tempo che indora la resta,
non sfalcia più il mietitore
pieno di resina e di sudore
spento il canto dei paranzari
che raccoglievano la messe,

son spariti i mannelli,
non si fanno più covoni,
né si inalzanocasazzi,
da sgranare nello spiazzo
con la trebbia o col tufazzo.
E’ scomparsa pure l’aia,
non si vede più lo staio
che agitava la massaia.
Il mite bue e la cavalla
relegati nella stalla.
Non si aspetta il ponentino
non si cerne non si spala
né si dondola la riala.
Separa il grano dalla paglia
una macchina che arravoglia,
e nell’andare sgrana e spaglia.
Non si vede la massaia
con la cesta sulla testa,
portava il pranzo e la fiasca
e tutti in coro a fargli festa
Lei premurosa e fiera
ristorava con il miero. (vino)
Con tristezza e con dolore
vado indietro col pensiero,
a quei giorni di calore,
pur fiaccati dal sudore
si falciava con il cuore.
Sono sempre alla finestra,
a guardare la collina
un pensiero mi mulina
del passato cosa resta
per i posteri in vetrina?
Se un ricordo è tutto questo
per il futuro ci vuol estro
il passato è una palestra.
Gira la terra senza sosta
torna il sereno dopo la tempesta
non c’è guerra senza morti
né famiglie senza lutti.
Cio che avviene è trascendente
il mondo cambia sempre silente
pur con cuore dolorante
ci portiamo un passo avanti.

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