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L’essere e l’apparire Di A. Raffaele la Vecchia ______________________

Quando siamo noi stessi? Forse solo quando ci fermiamo a meditare in silenzio e in solitudine, solo allora abbiamo il coraggio di ammettere le nostre colpe, di confessare a noi stessi i nostri desideri nascosti e perderci dietro sogni irrealizzabili. Se facessimo conoscere agli altri, solo una minima parte di tutto quello che ci passa per la mente, sia di bene che di male, sicuramente farebbero fatica a riconoscerci anche le persone che ci vivono accanto. Basta guardarci allo specchio, per trovare da ridire anche sull’immagine che ci appare, spesso la stessa non ci piace, troviamo difetti in essa e vorremmo vederci diversi. Figurarsi poi, come potremmo essere noi stessi nel rapporto quotidiano con la gente e come riconoscerci in tutto quello che diciamo, detto spesso per impulso, per spirito di contraddizione, per convenienza, per servilismo, per adulazione, per cinismo,per ignoranza, per stupidità o per pazzia? Molti pensano di conoscerci dalle nostre esternazioni o dal nostro esteriore, sicuramente il loro giudizio risulta parziale, proprio l’apparire e l’essere non sempre corrispondono a quello che pensiamo, o desideriamo veramente. Alle volte sembriamo cattivi mentre invece il nostro cuore è colmo di umanità, altre volte sembriamo buoni, mentre invece vorremmo vendicarci dei torti subiti, contestare il mondo intero. Spesso ci lasciamo andare a giudizi fuori di ogni logica. Non di rado nel nostro intimo saremmo disposti a consumare azioni non in linea con le regole e la morale corrente del vivere civile. A guardar bene, neanche noi stessi sappiamo chi siamo veramente o chi vorremmo essere, adeguiamo il nostro vivere alle circostanze del momento, all’ambiente in cui viviamo, all’educazione ricevuta, al nostro sapere e alla nostra intelligenza. L’indole soggettiva di ognuno di noi, fa sì che gli stimoli e le provocazioni abbiano decorso secondo la propria personalità, capacità e intelligenza.

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