Vallata - A. Raffaele La Vecchia - A un dolce bambino in cielo. -
A un dolce bambino in cielo.
Di A. Raffaele La Vecchia
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Passano gli anni,
ma il pensier ritorna,
a quell’inverno,
quando da madre patria,
a visitarvi venni,
e dall’alto scorsi,
la statua e i grattacieli,
all’ombra di essi,
tu bambino sciolto il passo
ti menavi per casa
chiedendo su tutto lume.
Papà facendo voce grossa
e in petto nascondendo amore
ti redarguiva per le male fatte.
Tu incurante, ora piangendo,
ora ridendo, gli correvi sul cuore
poi sornione supplice
sollevavi il volto
e lucidi gli occhi e
atteggiato il viso
prorompevi in fragorose risate,
contento della pace fatta.
Ti doleva il petto a
sopportare il broncio.
Nobile cuore di bambino
chi potrà mai dimenticare
le tante volte che
con esile mano
mi porgevi la brocca
e con la scusa
ti servivi la soda preferita.
Il tuo candido affetto
riduceva il mio cuore
caffé e latte,
ed io che ammiravo
la tua gioiosa freschezza
col pensiero
percorrevo il tempo e l’avvenire
e già figuravo
la brillante storia
sul tuo diario. (del tuo ire)
Confermai il credo
sull’alto della valle
nella patria avita
quando sul sagrato
di colui che calpesta
tremar ci facesti
per la tua vita.
Col solito piglio
guizzasti verso il ciglio
dell’incustodito spiazzo
affacciato al precipizio.
Era forse presagio
il voler spiccare il volo
da così alta vetta?
Il pensier rifiuta
che acerba e vigorosa pianta
di oscuro mal perisse
e nulla potè
la scienza e le costose cure
le preghiere e le cabale
né il pianto commosse
chi tutto muove.
All’albeggiar del secondo lustro,
prostrati ci lasciasti tutti,
chiudesti il libro della vita.
Cosciente del trapasso,
malgrado il tuo fardello
raccomandasti il fratello,
ai parenti in lacrime
col tuo grande cuore,
testamentasti amore.
Per le vie del cielo
vai con il parente avita
del cui nome
ti fregiasti in vita.
A rinforzar la fila
è giunto l’altro santo
anche lui vittima
di invisibile acanto.
Noi che sulla terra
dobbiamo ancora penare
per raggiungere il porto
e fare il viaggio in barca
ci uniremo a voi
quando la ria parca
depone la canocchia.

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1Febbraio del 1973 ???
2grattacieli di New York
3Mi dava da bere in un grosso bicchiere
4Immaginavo un luminoso avvenire per lui.
5Sul sagrato di San Michele in Val di Susa sfuggì alla vigilanza e si affacciò pericolosamente ad un precipizio.
6Giammai si poteva pensare che morisse a causa di un male oscuro.
7Il padre fece di tutto per salvarlo si rivolse persino ai veggenti, ma invano.
8Il pianto non commosse Dio
9Sulla soglia dei dieci anni chiuse il libro della vita
10In cielo passeggi con il nonno del quale porti lo stesso nome.
11Qui si allude ad uno zio anche lui deceduto per un male oscuro.
12Nella mitologia prima di passare all’ altra vita bisogna attraversare il fiume Lete traghettati in barca da Caronte.
13La parca è la dea che tesse i fili della vita quando li spezza si lascia la vita terrena.

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